Opere di Paolo Bigelli sono presenti – oltre che in Italia – in collezioni in Francia, Portogallo, Spagna, Germania, Regno Unito, Israele, Libano, Svizzera, Slovenia, Austria, Croazia, Brasile, Messico, Senegal, Stati Uniti e pubblicate su riviste specializzate.
Paolo Bigelli (Roma, 1960), inizia la sua carriera, negli anni ’80, come fumettista per alcune popolari testate giornalistiche italiane, illustratore di favole e libri per ragazzi per diverse case editrici italiane collaborando, inoltre, come vignettista, con una delle principali reti televisive di Stato per una serie di programmi televisivi.
È solo all’inizio degli anni ’90 che Paolo Bigelli, abbandonata quasi completamente l’editoria, affronta, invece, un più netto percorso artistico pittorico che lo porta, in poco tempo, ad esporre inizialmente in Italia per proseguire, poi, con la partecipazione ad alcune mostre anche all’estero.
Dagli inizi del 2000 ad oggi oltre trenta mostre personali in Gallerie e Musei così come la sua partecipazione ad eventi istituzionali testimoniano l’apprezzamento della sua attivitá artistica che gli vale diversi riconoscimenti fra cui la commissione di una importante opera di carattere religioso per la Chiesa di S.Luiz de Potosì in Messico e la presenza, dal 2008, di una sua opera di grandi dimensioni tra quelle che il Ministero degli Esteri italiano ospita nella propria collezione.
Nel 2003, su invito della Presidenza italiana dell’Unione Europea espone alcune sue opere alla Mostra d’Oltremare di Napoli e a Riva del Garda.
Nel 2006, si trasferisce per un periodo a Lisbona dove con il patrocinio dell’Istituto italiano di Cultura e dell’Ambasciata d’Italia espone – oltre che nella prestigiosa sede dell’Ambasciata – in alcune tra le più importanti Gallerie d’Arte portoghesi.
La prestigiosa “Galeria Arte Periferica” nel Centro Culturale di Belem (Lisbona), la “Galeria do Chiado di Lisbona e la “Galeria Sete” di Coimbra , il Palazzo comunale di Aveiro e quello di Agueda ospitano, infatti, sue personali di pittura.
È proprio nel periodo portoghese che l’opera di Bigelli viene arricchita dalle nuove influenze che quella cultura – così come quella brasiliana – esercitano in modo significativo, soprattutto nella sua personale ricerca cromatica, che ancora oggi caratterizza la sua prevalente cifra stilistica.
Grazie a questa personalissima “tavolozza” di colori, fatta di coraggiosi accostamenti, di velature e trasparenze, il figurativo di Bigelli viene reinterpretato ogni volta con rinnovate freschezza e giocosità, con valenze spesso simboliche e narrative la cui raffinatezza – talvolta vestita solo apparentemente di semplicità espressiva – ha la capacità di creare, in realtà, quell’immediato dialogo con lo “spettatore” che ne ha favorito, nel tempo, un sempre maggiore riconoscimento.
I suoi quadri hanno il merito di portare in un clima fatto di intimità dove è facile riscoprire una certa pacatezza e serenità. Non è il senso estetico oggettivo ad essere rispettato piuttosto il lasciarsi andare nella creazione di figure semplici che proprio nella spontaneità trovano la loro più alta forma di espressione. Il colore dei suoi quadri sembra scivolare nell’acqua per dare vita ad atmosfere soffuse che possono richiamare sia alle figure classiche che a gesti di vita quotidiana lasciando sempre nello spettatore un attimo di riflessione che può essere anche sogno.
Il crescente interesse per le sue opere – i cui temi e la “tecnica” utilizzata per raccontarne le storie vengono in qualche modo lì considerate “neo-romantiche” – è oggi oggetto, in Germania, di una serie di riconoscimenti e apprezzamenti che, a partire da una collaborazione triennale (2016-2018) sviluppata attraverso incontri, seminari ed esposizioni promossi da Bigelli con Professori e studenti della Facoltà di Arte dell’Università di Paderborn in occasione dei loro annuali viaggi di studio a Roma, sono proseguiti con la pubblicazione di saggi critici ed articoli da parte di membri del mondo culturale di quel Paese e soprattutto con l’invito della Presidenza dell’UNESCO WELTERBE DEUTSCHLAND – Upper Middle Rhine Valley – in collaborazione con l’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA di Stoccarda a partecipare nell’Ottobre 2019, quale unico Artista, alla prima edizione del Progetto UNESCO “ Artist in World Heritage”. Nel periodo del suo soggiorno presso il Castello di Rheinfels, Paolo Bigelli ha quindi realizzato, nello stesso fantastico scenario caro a William Turner, alcune opere ispirate liberamente alla storia, alla natura , ai paesaggi e ai miti della Valle del Reno e della Loreley, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO concludendo, infine, la bellissima iniziativa con una “personale” che nei mesi successivi ha interessato varie Gallerie della Valle del Reno riportando a tutt’oggi un davvero significativo successo di pubblico, critica e mercato.
Opere di Paolo Bigelli sono presenti – oltre che in Italia – in collezioni in Francia, Portogallo, Spagna, Germania, Regno Unito, Israele, Libano, Svizzera, Slovenia, Austria, Croazia, Brasile, Messico, Senegal, Stati Uniti e pubblicate su riviste specializzate.
Su di me
Il mio percorso creativo si sviluppa attraverso il fumetto, nei primi anni ’80. In quel periodo, quella forma d’arte, da alcuni ingiustamente considerata “minore” ed erroneamente stigmatizzata come mera narrazione visiva, stava invece sviluppando un’attenzione maggiore verso l’illustrazione; nascevano, infatti, le prime “graphic novels” elaborate con virtuosismi filmici atti a catturare meglio l’attenzione del lettore, per stupire l’occhio. In quell’epoca ed in quella atmosfera si può, quindi, collocare il mio graduale abbandono del fumetto per iniziare a dipingere quadri.
La nuova espressione artistica era qualcosa di diverso da tutto quello che avevo prodotto sino ad allora. L’arte non era dunque un lavoro di esercizio calligrafico finalizzato a stupire, ma una personale riflessione sull’uomo che – per me – doveva necessariamente prescindere dal mezzo espressivo e da un invadente impegno sul piano formale.
Ancora oggi non sono, quindi, le nuove tecnologie espressive ad affascinarmi (non ho mai creduto all’equazione “Tecnologia = Contemporaneità”); né ho mai pensato che una buona opera possa essere considerata tale perché formalmente ben realizzata nel rispetto di un senso estetico oggettivo.
Realizzare un quadro è per me creare utilizzando i mezzi della tradizione, tenendo conto – sia pure in misura parziale ma decisamente personale – della forma con freschezza e semplicità di rappresentazione.
La scelta della figura perciò risulta ancora oggi per me obbligata; non sento il bisogno di elaborare nuovi codici e linguaggi per sentirmi “contemporaneo”, né sento la necessità di servirmi di mezzi espressivi tecnologici “più avanzati”, poiché credo che troppo spesso – oggi – si confonda il mezzo con il fine di un’opera.
Quando penso ad un quadro penso alla semplicità con cui questo impatterà il mio sguardo; penso alla immediatezza dei grandi maestri Fauves, al lirismo dei loro colori, alle loro pose semplici e simboliche che, fuori dal tempo, risultano anche “naturalmente contemporanee”. Penso a grandi artisti pittori viventi come Peter Doig, Cecily Brown o Marlene Dumas che, pur utilizzando i mezzi espressivi della tradizione, sono comunque veri maestri di contemporaneità.
Potrebbe risultare “strano” che un pittore scriva a riguardo di quello che fa potendo lasciare magari ad altri quel compito, ma lo faccio anche perché concordo pienamente con quanto diceva il Zavattini pittore: “Più invecchio e più mi convinco che siamo noi a sapere qualcosa su noi stessi e che comunque i pittori devono liberarsi dal complesso d’inferiorità che nutrono nel confronto di altri intellettuali.
Insomma, potrà anche sembrare paradossale, tautologico, ma preferirei vedere, come prefazione alle opere di un pittore, anziché le solite elucubrazioni, un quadro dal pittore medesimo composto, con lo scopo specifico di spiegare i successivi quadri”.
Paolo Bigelli