Mostra di pittura
di Paolo Bigelli
Inaugurazione: 2 giugno 2022 – ore 17:30 – 20:30
Chiusura: 12 giugno 2022 – ore 13:00
GALLERIA “ARTS@24” – Via G. Piermarini, 24 – FOLIGNO (PG)
Non di rado, nel corso degli anni, mi sono ritrovato ad essere sorprendentemente affascinato anche dalla storia e dal lavoro di molti tra quei tanti artisti ritenuti “minori”provando, quindi, ammirazione e rispetto per una grande quantità di loro opere troppo spesso, a mio avviso, osservate in maniera superficiale o, aprioristicamente , con quel certo pregiudizio capace di privarle di un più giusto riconoscimento. Eppure non vi è dubbio che anche in quelle opere possiamo, talvolta, ravvisare semi di un percorso continuativo dell’arte nel corso dei secoli. Ciò nonostante, pregiudizi politici e sociali hanno spesso determinato oblii, minori considerazione e divulgazione o disconoscimenti che, nell’arte in particolare, hanno colpito maggiormente l’universo “donna”.
Relegate al ruolo di “decoratrici” atte a raffigurare soprattutto nature morte o fiori , per secoli l’espressione artistica “al femminile” è stata più volentieri rappresentata da altri “talenti” : suonare il piano, il bel canto ,il ricamo che più si convenivano a figlie di buone famiglie borghesi se non addirittura soffocata dalla penalizzazione sociale derivante da un oscuro lavoro domestico che caratterizzava, invece, le donne di più umili origini .
Di Maria Anna Mozart vezzeggiata col nome di Nannerl, musicista di talento cresciuta all’ombra del fratello Wolfgang Amadeus , costretta da una forte discriminazione di genere, da parte del padre, ad esibirsi solo in una dimensione chiusa, privata e familiare, oggi non resta che uno spartito.
Élisabeth Louise Vigée Le Brun, grande ritrattista di corte, conobbe la fama grazie al non sottovalutabile sostegno della più celebre tra le donne del tempo, Maria Antonietta, in quello che fu comunque un momentaneo (e forse illusorio?) periodo apicale per l’arte femminile . Infatti, con la Rivoluzione Francese e in seguito con l’introduzione del nuovo Codice Civile Napoleonico, la donna tornò a essere considerata inferiore all’uomo e non fu più accettata nelle Accademie né negli Istituti d’Arte.
Cognata di Édouard Manet , Berthe Morisot, grande pittrice impressionista, il cui certificato di morte reca l’incredibile dicitura «senza professione», destinando così ad una definitiva sepoltura anche qualsiasi riconoscimento della sua pur feconda carriera di artista.
Camille Claudel scultrice e musa di Rodin , il cui abbandono segnerà l’inizio del suo declino fino al suo internamento nel manicomio di Montfavet.
L’umile sguattera Séraphine de Senlis el’istitutrice “imperiale” Aloïse Corbaz: due storie diversissime tra loro e tuttavia accomunate da un giusto se pur tardivo riconoscimento artistico quale riscatto rispetto al disagio mentale di entrambe. E ancora Vanessa Bell, sorella maggiore di Virginia Woolf, Nori de’ Nobili e Carla Maria Maggi che rinunciarono alla loro passione creativa per le convenzioni sociali del loro tempo o la grande poetessa Alda Merini…
Insomma, incredibilmente lungo sarebbe l’elenco delle donne “a vario titolo non riconosciute” in questa storia fatta di pregiudizi e preclusioni di chiarissimo carattere “politico”.
Questa mostra vuole, perciò, essere un personale e modesto riconoscimento al genere e un convinto sostegno a una visione alternativa della storia dell’arte con un invito anche a domandarsi quale sarebbe potuta essere – davvero – la sua evoluzione se gli artisti e le artiste avessero potuto esercitare, da sempre, il proprio talento in un contesto paritario.
In questa occasione, un omaggio anche a due splendide ma sfortunate artiste: la scultrice polacca Maryla Lednika-Szczytt e la pittrice ucraina Marija Prymachenko alle quali la violenza delle guerre ha sottratto, distruggendola, una parte considerevole delle loro opere e, quindi, della possibilità di una nostra futura memoria.
Non sembri, infine, strano che in una mostra che tratta dei “pregiudizi verso il genere” già prima descritti – io voglia qui ricordare anche un uomo, mio zio (involontario primo ispiratore della mia passione per il disegno e i colori) che un altro genere di “pregiudizio …mentale e sociale” ha ostacolato nell’espressione del proprio talento… ma…questa è un’altra storia…
Paolo Bigelli
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